Nato negli anni 90 in America dalle esperienze personali e dalle intuizioni del suo fondatore, Ronald Davis, il metodo ha già aiutato tanti ragazzi dislessici in tutto il mondo a superare i problemi scolastici creati dalla dislessia. E’ un approccio concreto che viene incontro alle caratteristiche comuni ed al particolare stile di apprendimento dei ragazzi dislessici e offre un percorso di apprendimento che garantisce il successo su queste problematiche nella scuola e nella vita. Ecco le più comuni caratteristiche dei dislessici che Davis ha individuato e che rappresentano, al tempo stesso, problemi e talenti naturali, situazioni di base e di sviluppo del metodo.
- L’abilità di pensare prioritariamente per immagini anziché a parole
- L’abilità di alterare e creare le percezioni
- L’abilità di pensare e percepire in maniera multidimensionale
- Una curiosità superiore alla media
- Un’alta consapevolezza dell’ambiente che li circonda
- Sono dotati di molto intuito ed introspezione
- Possono sentire il loro pensiero come reale
- Hanno una vivida immaginazione
L’epistema che sta alla base del metodo è che la dislessia è una condizione auto-generata, è un prodotto del pensiero e una maniera speciale di reagire alla sensazione di confusione. I problemi scolastici sono la conseguenza del disorientamento che succede ogni volta che il processo di pensiero non verbale viene interrotto. I dislessici infatti sviluppano il pensiero verbale molto più tardi e si avvalgono prioritariamente del pensiero non verbale che è un tipo di pensiero più di base. Il pensiero non verbale, che si attua tramite le immagini, è evolutivo. L’immagine infatti si sviluppa mentre il pensiero aggiunge altri concetti. Questo tipo di pensiero è talmente veloce che il bambino o adulto dislessico non si rende conto di farlo. L’immagine è tridimensionale e multisensoriale, si arricchisce attraverso il significato del linguaggio di altri concetti e idee che completano il quadro dell’immagine originaria. Il blocco arriva quando una parola sconosciuta non può essere incorporata nell’immagine complessiva e la persona si ritrova con una sequenza di immagini scollegate da spazi bianchi. Qui arriva la confusione ed il disorientamento, la percezione dei simboli diventa alterata e distorta in modo tale che leggere o scrivere diventa difficile o impossibile. Ed ecco che compaiono i sintomi: sostituzioni, omissioni, rovesciamenti, trasposizioni, fraintendimenti, difficoltà a prestare attenzione, a seguire istruzioni o sequenze. Il senso del tempo diventa alterato e la coordinazione motoria ritardata. I ripetuti errori portano a reazioni emozionali, frustrazione e perdita di autostima.
Nella nostra lingua ci sono tante parole che non hanno immagine e costituiscono dei continui, reali blocchi nel pensiero e nella lettura e nella scrittura dei ragazzi definiti come dislessici. Attraverso la plastilina, che è un materiale multisensoriale, si effettua tutto un lavoro di precisazione e apprendimento del significato di tutte queste parole senza immagine fino alla completa comprensione della lettura e di ogni discorso orale. Il processo è frutto della creatività del soggetto coinvolto che si assume in pieno la responsabilità di farlo proprio e di integrarlo nel suo personale sistema di pensiero.
Ma gli strumenti Davis non sono tutti qui: ci sono gli strumenti per allentare la tensione, per focalizzare l’attenzione, per controllare l’energia e creare le condizioni più idonee per l’apprendimento, il tutto in linea con i risultati più recenti delle ricerche nell’ambito delle neuroscienze.
Cordelia Migliorini